photo Fabio De Giovanni "Artistes de rue, Roms de Jaipur, Inde"

Je ne souhaite pas entrer dans la terminologie ou dans la discussion politique, très importante sur les Roms. Je pars, tout suite, de mon expérience en Inde, pour retrouver et donner mon signifié, différent, au mot "gitan" qui souvent est utilisé avec une connotation négative.

Les Roms ont leur origine vers le  Xème siècle, en Inde du Nord, où les caractéristiques géographiques, nous ne devons pas oublier la présence de l'Himalaya,  rendaient les déplacements nécessaires et encourageaient peu la sédentarité. Le mot de Manouche est proche de manushya, qui signifie homme, être humain en sanskrit et en hindi, et  vient du romani mnouche signifiant aussi « homme ».

Dans l'antiquité beaucoup de métiers, comme les bouchers, les équarrisseurs, les tanneurs, les bûcherons, les fossoyeurs, les éboueurs, les chiffonniers, les ferronniers et les saltimbanques, métiers nécessaires à la communauté, étaient exercés par eux qui n'avaient pas le droit d'être sédentaires et étaient hors-caste. Ils ont quitté, probablement, l'Inde et ont  apportés leurs compétences en d'autres pays : nous avons eu la migration de l'immense et multiple communauté Rom, diffuse dans  le monde.

J'ai vu récemment dans ces régions, que la population survit toujours grâce à cette manière de vivre, car le manque  de modernisation et la pauvreté rendent nécessaire le déplacement constant de son habitation. J' ai vu en Inde du Nord, à Tattapani et Shimla, beaucoup de Roms aider, de toutes leurs compétences et force de travail, à réaliser toutes les choses possibles, bien qu'ils n'appartiennent pas à ces villes.

Je crains que cette idée du partage du travail et de la vie qui unissait les communautés Roms et les communautés locales, aujourd'hui  se soit perdue.

Cette manière de vivre en Inde comme dans d'autres pays asiatiques,  l'enseignement indien sur  la nécessité d'ouvrir son esprit grâce à l'expérience et au mouvement, me touche et je m'en  sens très proche, parce que je suis moi même un voyageur. Il me semble que les Roms sont plus des citoyens du monde qu'une communauté moderne avec une reconaissance juridique. Je voudrais attirer l'attention sur l'aspect philosophique et culturel de la question, pour voir et chercher si dans la profondeur de nous mêmes nous trouvons cette liberté et cette ouverture qui fait de nous tous des manouches selon le sens plus ancien de ce mot, c'est à dire des êtres humains, voyageurs comme sédentaires, liés à notre terre mais ouverts à accueillir l'autre, différent.

Je suis Italien et je serai toujours Italien, mais je sais aussi que je n'appartiens pas à un seul endroit. Je serai comme un gitan, pas solitaire mais bien intégré là où le voyage de ma vie me mènera dans le respect des autres cultures et des autres populations.

Fabio de Giovanni aux Urbains de Minuit

----------------------------------------

Io non voglio entrare nell'etimologia o nella discussione politica, molto importante, sui gitani, perché molte persone potrebbero innervosirsi sull'argomento, per vari motivi, giusti o sbagliati, che non sta a me giudicare.

Io parto, subito, dalla mia esperienza personale in India, per ritrovare e ridare un significato differente e più reale a questa parola che spesso viene utilizzata con una connotazione negativa.

I Roms hanno origine, verso il X secolo, in India del Nord, dove le caratteristiche climatiche, non dimentichiamo la presenza dell'Himalaya, rendevano gli spostamenti necessari e non permettevano di fare una vita troppo sedentaria.

Nell'antiquità molti mestieri, i macellai, i conciatori, i taglialegna, i becchini, i netturbini, i cienciaioli, i fabbricanti di oggetti di ferro battuto ed i saltimbanchi, che erano mestieri necessari per la comunità, nonostante tutto non avevano il diritto di essere sedentari ed erano spesso al di fuori delle caste, questi, probabilmente, hanno abbandonato l'India per portare le proprie competenze in altri paesi e da lì abbiamo la nascita della comunità Rom, che poi si é diffusa in tutto il mondo, con obbiettivi assolutamente benefici.

Io ancora oggi ho visto in quelle zone, che la popolazione sopravvive grazie a questa maniera di vivere, perché la mancata modernizzazione obbliga gli spostamenti costanti della propria sede.

Ho visto nelle zone di Tattapani e Shimla molti roms, aiutare con le proprie competenze ed il proprio lavoro a realizzare opere importanti, nonostante essi non erano cittadini di quelle città.

Io credo che le nuove comunità roms stiano perdendo quest'idea di condivione del lavoro e della vita, che univa le comunità nomadi con le comunità locali, con i conseguenti problemi che vediamo quotidianamente sotto i nostri occhi.

Seguendo questo modo di vivere, in India come in altri paesi Asiatici, e prendendo l'insegnamento Indiano sulla conoscenza e la necessità di aprire la nostra mente con l'esperienza ed il movimento, io mi sento molto vicino a considerare i Gitani più Cittadini del Mondo che comunità moderna che ha un riconoscimento giuridico.

Io vorrei catturare l'attenzione sull'aspetto filosofico e culturale di questo concetto, per vedere e cercare se nella profondità di ognuno di noi é possibile trovare questo senso di libertà ed apertura che fa di noi tutti dei gitani secondo il senso più antico della parola come Cittadini del Mondo, legati alla nostra terra ma aperti ad accettare il differente.

Io sono Italiano e rimarrò, contento di esserlo, per sempre Italiano, ma so bene che non appartengo ad un luogo ben preciso, ma sarò gitano, non solitario ma ben integrato e rispettoso delle culture e delle leggi degli altri popoli o nazioni.

Sono arrivato a tale definizione, perché credo che il problema odierno relativo ai Gitani sia più concentrato sulla mancanza di rispetto che sulla condizione specifica di Gitani, che secondo le tradizioni antiche era totalmente diversa dalla condizione moderna, che ha creato una forte e pericolosa contrapposizione.

Fabio De Giovanni